Cina e Italia a rinsaldare i legami bilaterali: prospettive commerciali e di investimento
La visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Pechino ha dimostrato la posizione dell’Italia nei confronti della Cina, con discussioni incentrate sui settori ad alto valore e sul rafforzamento dell’interscambio in un contesto di dinamiche globali in evoluzione. L’Italia e la Cina hanno mantenuto una solida partnership commerciale e di investimento, nonché interazioni di alto livello, nonostante l’adeguamento della strategia dell’Italia nei confronti della Cina dopo l’uscita dalla BRI.
In questo articolo, esploriamo le ultime statistiche sul commercio bilaterale e gli investimenti tra Cina e Italia. Esaminiamo anche i vari accordi e trattati che hanno plasmato le loro interazioni economiche e fiscali, fornendo una visione delle basi giuridiche ed economiche della loro partnership.
Per anni l’Italia è stata un attore chiave nella rete commerciale europea della Cina, mentre questa è diventata sempre più un mercato di destinazione per merci e investimenti italiani.
Nonostante l’evoluzione del reciproco peso e competizione in settori come la moda e i macchinari, i marchi italiani, i due Paesi continuano a mantenere una forte relazione, diremo quasi più matura. Questa evoluzione sono da trovare nelle loro interazioni economiche ma potrebbero influenzare le più ampie prospettive europee sulla Cina, data la posizione strategica dell’Italia nel quadro UE-Cina.
Relazioni diplomatiche Cina-Italia
La Cina e l’Italia, entrambe contraddistinte dalle loro antiche civiltà e dal ricco patrimonio culturale, hanno mantenuto una lunga relazione. Già alla fine del II secolo a.C., la seta cinese iniziò a raggiungere l’Italia, segnando l’inizio di un profondo legame tra le due economie. Dall’antica Roma al Rinascimento, l’Italia guidò gli scambi culturali con la Cina, con pietre miliari notevoli tra cui i viaggi di Marco Polo in Cina (1271-1295) e l’introduzione in Cina della scienza, della matematica, dell’astronomia e della cartografia occidentali da parte del gesuita Matteo Ricci (1552-1610).
La Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese hanno stabilito ufficialmente relazioni diplomatiche il 6 novembre 1970. Da allora, il loro rapporto si è trasformato in una partnership multiforme, caratterizzata da una significativa cooperazione nel commercio, nella cultura e nel dialogo politico, affrontando al contempo le complessità delle dinamiche globali e regionali.
Facendo un salto in avanti, nel 2004, la Cina e l’Italia hanno rafforzato i loro legami in un partenariato strategico globale. Il 15° anniversario di questa partnership è stato celebrato nel 2019 durante una visita di Stato del Presidente cinese Xi Jinping in Italia. Durante questa visita, entrambe le nazioni hanno firmato diversi accordi chiave, tra cui un Memorandum d’Intesa (MoU) per la collaborazione nell’ambito della controversa Belt and Road Initiative (BRI).
Il 2020 ha segnato il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi, che è stato celebrato durante la pandemia di COVID-19. Nonostante la pandemia abbia causato interruzioni delle visite reciproche, gli scambi ad alto livello hanno continuato a far progredire gli obiettivi stabiliti negli accordi precedenti.
Sviluppi recenti
Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, le relazioni Italia-Cina hanno vissuto una transizione significativa con l’uscita dell’Italia dalla BRI. Questa decisione, guidata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha fatto seguito a un anno di preparazione politica, con la rivalutazione da parte dell’Italia dei benefici economici e politici derivanti dalla partecipazione all’iniziativa infrastrutturale globale della Cina, in particolare come unico membro del G7 coinvolto. L’Italia ha formalmente informato la Cina della sua intenzione di ritirarsi dalla BRI all’inizio di dicembre 2023, poco prima della scadenza del rinnovo automatico, previsto nel marzo 2024.
Nonostante l’uscita dell’Italia dalla BRI, le relazioni bilaterali sono rimaste stabili e prevedibili. La risposta della Cina al ritiro dell’Italia dalla BRI è stata misurata, riflettendo la comprensione del più ampio contesto geopolitico senza inasprire le tensioni. Il Governo italiano ha ribadito il proprio impegno per orientare le future relazioni bilaterali in base al Partenariato Strategico Globale del 2004, concetto ribadito durante la visita del Ministro degli Esteri Antonio Tajani a Pechino nel settembre 2023.
In particolare, nel novembre 2023 la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini si è recata in Cina per la dodicesima Settimana Cina-Italia della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione. La sua visita si è concentrata sulla collaborazione legata alla produzione intelligente e alle tecnologie per le Olimpiadi invernali. Nel corso di questa visita, è stato firmato il rinnovo del Programma Esecutivo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica tra Italia e Cina (2024-2025) tra il Ministero degli Affari Esteri italiano e il Ministero della Scienza e della Tecnologia cinese. Questo protocollo sostiene la ricerca congiunta nei settori dell’agricoltura, dell’intelligenza artificiale, dell’energia verde e della biomedicina, rafforzando il loro impegno per la collaborazione scientifica e tecnologica.
Queste visite pongono le basi per ulteriori impegni di alto livello, tra cui la visita del Primo Ministro Meloni nel luglio 2024 e la prevista visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Cina nell’ottobre 2024, in favore del potenziamento e dell’ampliamento delle relazioni bilaterali. A partire dal 2024, i due Paesi hanno registrato oltre 620 accordi di cooperazione scientifica che spaziano dalla fisica alla produzione intelligente, dai materiali avanzati all’agricoltura.
La visita di Meloni a Pechino: un nuovo inizio
La visita della Premier Meloni a Pechino dal 28 al 31 luglio 2024 ha segnato il suo primo viaggio ufficiale in Cina dalla data del suo insediamento. L’obiettivo della visita era quello di rivitalizzare le relazioni bilaterali, con la firma di un piano d’azione triennale per rafforzare la cooperazione nel commercio, negli investimenti, nell’istruzione, nella protezione dell’ambiente e nella sicurezza alimentare.
Durante i suoi incontri con il Premier cinese Li Qiang e il Presidente Xi Jinping, sono stati conclusi sei nuovi accordi, focalizzati su aree chiave come la mobilità elettrica e le energie rinnovabili. Questi accordi riflettono l’impegno dell’Italia ad affrontare gli squilibri commerciali e di investimento, con l’accento della Premier Meloni sulla necessità di aumentare gli investimenti cinesi in Italia, attualmente in ritardo rispetto agli investimenti italiani in Cina.
La visita prevedeva anche la partecipazione al 7° China-Italy Business Forum, dove la Presidente del Consiglio Meloni ha illustrato i nuovi accordi e articolato i suoi obiettivi per raggiungere relazioni commerciali più equilibrate. Gli analisti percepiscono la visita come il chiaro segnale di un rinnovato impegno a migliorare i legami in un panorama globale complesso e sottolinea l’intenzione dell’Italia di impegnarsi con la Cina su aree strategiche di reciproco interesse, superando le critiche e le preoccupazioni del passato.
Commercio bilaterale
L’Italia e la Cina hanno coltivato solide relazioni economiche caratterizzate da scambi commerciali dinamici. Per l’Italia, la Cina rappresenta il secondo partner commerciale in Asia e il primo partner extra-UE dopo gli Stati Uniti.
All’inizio del 2024, l’Italia è il 22° mercato per le esportazioni cinesi, con una quota di mercato dell’1,4% da gennaio a maggio 2024, in aumento rispetto all’1% dello stesso periodo del 2023. Per quanto riguarda le esportazioni italiane in Cina, la quota dell’Italia è salita al 2,5% da gennaio ad aprile 2024, rispetto all’8,1% dell’anno precedente, indicando una crescita modesta.
L’Italia si colloca al 24° posto tra i maggiori fornitori della Cina, a dimostrazione del fatto che le esportazioni italiane, pur essendo in crescita, sono ancora inferiori a quelle di altri importanti fornitori europei come Germania e Francia. La Cina, a sua volta, è un fornitore chiave per l’Italia e occupa il terzo posto in termini di beni forniti. Tra il 2019 e il 2023, l’Italia e la Cina hanno registrato un notevole incremento delle loro relazioni commerciali, con un aumento del 50% delle esportazioni cinesi in Italia e del 48% delle esportazioni italiane in Cina. Questa espansione ha superato la crescita del commercio cinese con l’UE nel suo complesso e con i principali Paesi europei come Francia e Germania
Una componente significativa dell’export italiano verso la Cina è costituita dai prodotti industriali, che ne hanno trainato la crescita. I farmaci confezionati, una parte vitale del settore farmaceutico italiano, hanno rappresentato 1,36 miliardi di dollari di esportazioni nel 2022. Anche il settore automobilistico ha contribuito in modo sostanziale, con esportazioni di auto per un valore di 1,01 miliardi di dollari nello stesso anno. Questa domanda riflette l’espansione della classe media cinese e il crescente interesse per i marchi automobilistici premium. Anche le esportazioni di macchinari e attrezzature, compresi gli strumenti di produzione avanzati e gli apparati tecnici, hanno registrato una crescita notevole.
Nonostante questi successi, lo squilibrio commerciale tra le due nazioni si è ampliato, in particolare negli ultimi tre anni. L’impennata del 2023 è stata influenzata in particolare da un aumento delle esportazioni farmaceutiche italiane a seguito dell’allentamento della politica zero-Covid da parte della Cina. Tuttavia, se si escludono i prodotti farmaceutici, la crescita complessiva delle esportazioni italiane verso la Cina è stata negativa.
L’aumento delle esportazioni include anche i beni di consumo e gli articoli di lusso italiani, in linea con la ripresa dei consumi cinesi. Tuttavia, l’attenzione all’autosufficienza della Cina e la riduzione delle sue attività manifatturiere hanno ulteriormente diminuito la percentuale di prodotti industriali nelle esportazioni italiane, riflettendo una tendenza più ampia osservata anche negli scambi commerciali della Germania con la Cina.
Secondo i dati dell’Osservatorio economico elaborazioni MAECI, nel 2023, le principali esportazioni italiane verso la Cina, in base alle categorie a valore aggiunto, includevano prodotti farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (4,72 miliardi di dollari), tessile e abbigliamento, pelle e accessori (4,35 miliardi di dollari), macchinari e attrezzature n.c.a. (4,02 miliardi di dollari), sostanze e prodotti chimici (1,35 miliardi di dollari) e veicoli (1,07 miliardi di dollari).
Principali prodotti esportati dall’Italia in Cina nel 2023 |
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Tipo di prodotti | Valore (US$, miliardi) | % dell’esportazione totale verso la Cina |
Prodotti farmaceutici, chimico-medicinali e botanici | 4,72 | 22,9 |
Tessile e abbigliamento, pelletteria e accessori | 4,35 | 21 |
Macchine e attrezzature n.c.a. (non classificate altrove) | 4,02 | 19,5 |
Sostanze e prodotti chimici | 1,35 | 6,6 |
Veicoli | 1,07 | 5,3 |
Fonte: Elaborazioni MAECI Osservatorio Economico su dati ISTAT |
Nello stesso anno, i principali beni esportati dalla Cina all’Italia includevano computer, dispositivi elettronici e ottici (8,49 miliardi di dollari), apparecchiature elettriche (6,98 miliardi di dollari), tessuti e abbigliamento, cuoio e accessori (6,71 miliardi di dollari), sostanze e prodotti chimici (6,43 miliardi di dollari) e macchinari e attrezzature n.c.a. (6,05 miliardi di dollari).
Principali prodotti importati dalla Cina in Italia nel 2023 |
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Tipo di prodotti | Valore (US$, miliardi) | % del totale delle esportazioni verso l’Italia |
Computer, dispositivi elettronici e ottici | 8,49 | 16,6 |
Apparecchiature elettriche | 6,98 | 13,6 |
Tessile e abbigliamento, pelletteria e accessori | 6,71 | 13,1 |
Sostanze e prodotti chimici | 6,43 | 12,6 |
Macchine e attrezzature n.c.a. (non classificate altrove) | 6,05 | 11,8 |
Fonte: Elaborazioni MAECI Osservatorio Economico su dati ISTAT |
Investimenti bilaterali
Investimenti italiani in Cina
Secondo i dati della Camera di Commercio Italo-Cinese, gli investimenti diretti esteri (IDE) italiani in Cina nel 2023 ammontavano a 15,5 miliardi di euro (16,78 miliardi di dollari).Secondo un’indagine condotta nella prima metà del 2024 dalla Fondazione Italy China Council, le aziende italiane sono attratte dai principali hub economici e industriali della Cina – come Shanghai, Hong Kong, Guangdong e Pechino – per la loro forte connettività internazionale e la vicinanza all’influenza politica. Queste città offrono un ambiente favorevole per gli investimenti italiani, in linea con la loro preferenza per i centri economici consolidati.
L’andamento degli investimenti italiani in Cina è stato relativamente stabile. Circa il 30% delle imprese italiane ha registrato livelli di fatturato costanti, anche se la crescita è stata modesta. Ad oggi, in Cina sono presenti oltre 850 società a partecipazione interamente italiana.
Attualmente, il 59% delle imprese italiane intervistate dall’ICCF nel maggio 2024 ha indicato la Cina tra le tre principali destinazioni di investimento, un notevole aumento rispetto al 50% del 2023. Inoltre, la Cina si colloca ora tra le prime 10 destinazioni di investimento per il 71% delle aziende italiane, il che riflette un significativo cambiamento nelle strategie di investimento. Questo crescente interesse sottolinea la crescente importanza della Cina nel panorama globale degli investimenti dell’Italia.
Investimenti cinesi in Italia
La BRI è spesso sinonimo di progetti infrastrutturali cinesi su larga scala. La partecipazione dell’Italia alla BRI, in particolare per quanto riguarda il porto di Trieste e il porto di Genova, ha mostrato risultati contrastanti. Il porto di Trieste, da cui ci si aspettava inizialmente una crescita significativa dell’attività legata alla Cina, ha subito una flessione dopo un’impennata iniziale. Allo stesso modo, il Porto di Genova, che ha registrato volumi record nel 2021 e nel 2022, nel 2023 è tornato ai livelli del 2018. Questi risultati suggeriscono che, benché il memorandum d’intesa del 2019 abbia fissato obiettivi ambiziosi, varie sfide amministrative e politiche hanno ostacolato progressi sostanziali.
Inoltre, i dati evidenziano un notevole calo degli investimenti esteri diretti cinesi in Italia, scesi bruscamente da 650 milioni di dollari nel 2019 a soli 20 milioni di dollari nel 2020, con una leggera ripresa a 33 milioni di dollari nel 2021.
Nonostante ciò, l’Italia è riuscita ad attirare l’interesse di importanti aziende cinesi come GAC e Geely, che hanno creato centri di design europei a Milano. Inoltre, l’acquisizione da parte di COSCO della società di logistica italiana Trasgo all’inizio del 2024 sottolinea il ruolo strategico dell’Italia nel Mediterraneo, rafforzando la rete logistica di COSCO in Europa. Questo impegno selettivo ma strategico evidenzia l’approccio mirato dell’Italia agli investimenti cinesi, che privilegia settori specifici rispetto a un afflusso generalizzato di fondi BRI.
Trattati commerciali e di investimento
Accordo bilaterale Cina-Italia in materia di investimenti
Nel 1985, la Cina e l’Italia hanno stipulato un Trattato bilaterale sugli investimenti (TBI) per rafforzare i loro legami economici e creare un ambiente favorevole agli investimenti transfrontalieri. Questo trattato, entrato in vigore nel 1987, è stato concepito per promuovere un clima stabile e sicuro per gli investimenti incorporando diversi principi chiave.
Il TBI garantisce una solida protezione per gli investimenti di entrambi i Paesi, proteggendoli da espropriazioni, nazionalizzazioni o qualsiasi forma di pratica discriminatoria. Garantisce che gli investimenti ricevano un trattamento giusto ed equo, salvaguardandoli in tal modo da rischi indebiti e assicurando condizioni di equità.
Un aspetto cruciale del TBI è il suo schema di risoluzione delle controversie. L’accordo fornisce meccanismi per risolvere i conflitti relativi agli investimenti attraverso la negoziazione, la mediazione o l’arbitrato. L’articolo 11, in particolare, delinea un procedimento di gestione delle controversie attraverso un tribunale arbitrale internazionale, offrendo un approccio strutturato in materia e garantendo che le controversie siano risolte in modo equo e trasparente.
Il TBI promuove inoltre un ambiente di investimento trasparente stabilendo che tutti i trasferimenti relativi agli investimenti, compresi i profitti, le royalties e il rimpatrio dei capitali, devono essere eseguiti senza indebiti ritardi e in valuta convertibile. Inoltre, estende la protezione ai rendimenti reinvestiti, garantendo loro lo stesso livello di sicurezza degli investimenti originali.
Queste disposizioni mirano a creare un clima favorevole e prevedibile per gli investimenti, incoraggiando in tal modo la crescita economica reciproca nel rispetto dei principi di non discriminazione e di rispetto dello stato di diritto.
Accordo Cina-Italia contro la doppia imposizione
Il 19 giugno 2019 il Consiglio dei Ministri italiano ha ratificato la nuova Convenzione contro la doppia imposizione (Double Tax Agreement – DTA) tra Italia e Cina, che era stata siglata a Roma il 23 marzo 2019. Il nuovo trattato ha sostituito la precedente Convenzione del 31 ottobre 1986 con l’obiettivo di prevenire le doppie imposizioni, frenare l’evasione fiscale, incentivare gli investimenti e garantire la certezza fiscale.
Le disposizioni della nuova DTA Cina-Italia sono allineate al progetto OCSE/G20 BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) e allo Strumento Multilaterale dell’OCSE, sottoscritti da Cina e Italia il 7 giugno 2017. L’iniziativa BEPS affronta le strategie di elusione fiscale che sfruttano le lacune e i disallineamenti nelle norme fiscali per spostare gli utili verso località a bassa o prive di tassazione. L’MLI incorpora le misure BEPS nei trattati fiscali bilaterali, contribuendo a colmare le lacune nelle norme fiscali internazionali, prevenire l’abuso dei trattati e migliorare i meccanismi di risoluzione delle controversie.
La nuova Convenzione include una clausola di Principal Purpose Test (PPT) per negare i benefici del trattato qualora lo scopo principale di una transazione sia l’ottenimento di tali benefici, garantendo così che i trattati fiscali non vengano utilizzati in modo improprio.
Il nuovo testo contiene diverse importanti disposizioni in materia di dividendi, interessi e royalties. Nella tabella seguente si riassume un confronto con la Convenzione del 1986:
Accordo Italia-Cina sulla doppia imposizione |
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Aspetti | Disposizioni DTA 1986 | Disposizioni DTA 2019 |
Dividendi | Aliquota fiscale fino al 10% dell’importo lordo. | Aliquota fiscale preferenziale del 5 per cento per i beneficiari effettivi che detengono almeno il 25 per cento del capitale sociale per un minimo di un anno. |
Interessi | Aliquota fiscale fino al 10% dell’importo lordo. | Ritenuta d’acconto preferenziale dell’8% sugli interessi pagati agli istituti finanziari per prestiti con una durata minima di tre anni.
Esenzioni più ampie, compresi gli interessi pagati a enti pubblici come la Cassa Depositi e Prestiti. |
Royalties | Ritenuta d’acconto del 10% addebitata sul 70% dell’importo lordo, con conseguente aliquota fiscale del 7% per l’utilizzo delle attrezzature. | La ritenuta d’acconto del 10% rimane, ma viene addebitata solo sul 50% dell’importo lordo per l’uso delle attrezzature, con una aliquota fiscale effettiva del 5%. |
L’articolo 13 riguarda la tassazione delle plusvalenze. La nuova Convenzione mantiene l’imposta sulle plusvalenze derivanti dalla vendita di almeno il 25% della proprietà, ma aggiunge che questa si applica solo se la soglia è stata detenuta in qualsiasi momento durante i 12 mesi precedenti la vendita. Inoltre, le plusvalenze non specificamente disciplinate dall’articolo 13 saranno tassate solo nello Stato di residenza del venditore, una modifica significativa rispetto alla tassazione concorrente ai sensi della Convenzione del 1986.
Nel complesso, il nuovo accordo mira a favorire e potenziare gli investimenti transfrontalieri tra Italia e Cina, rendendo il project financing più accessibile e semplice.
Trattati multilaterali
La Cina e l’Italia, entrambe membri dell’OMC, sono firmatarie di diversi trattati multilaterali in materia di commercio e investimenti. Questi includono:
- L’Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS – Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights), che impone ai membri dell’OMC di estendere i diritti di proprietà intellettuale ai proprietari di qualsiasi Stato membro. Incorpora una clausola della nazione più favorita (NPF), che garantisce la parità di trattamento per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale in tutti i Paesi membri. Inoltre, fornisce meccanismi per la risoluzione delle controversie e il risarcimento.
- L’Accordo sulle misure di investimento legate al commercio (TRIM – inserire versione inglese come sopra per TRIPS), che vieta l’attuazione di misure di investimento che limitano gli scambi tra i membri. Ciò include misure come i requisiti di contenuto locale, che impongono l’uso di beni o servizi prodotti localmente da parte delle aziende che operano in un mercato.
- L’Accordo generale sul commercio dei servizi (GATS inserire versione inglese come sopra per TRIPS), che concede lo status di nazione più favorita ai fornitori di servizi di qualsiasi membro dell’OMC, esclusi i servizi governativi come la sicurezza sociale, la sanità pubblica, l’istruzione e alcuni servizi relativi al trasporto aereo.
Prospettive per il 2024: una nuova fase delle relazioni Cina-Italia
La transizione dell’Italia dal coinvolgimento nella BRI è avvenuta in modo relativamente fluido, evidenziando l’impegno a sostenere e rafforzare i suoi legami economici con la Cina in un nuovo contesto. Questa evoluzione riflette l’obiettivo del Paese di ricalibrare il proprio impegno strategico con la Cina, concentrandosi sui settori in cui è possibile massimizzare i vantaggi reciproci. Nonostante le potenziali sfide normative, l’attenzione strategica dell’Italia sui settori ad alto valore e il ruolo crescente delle piattaforme di e-commerce dovrebbero migliorare le prospettive commerciali nell’ambito di questa partnership consolidata.
Sul fronte delle esportazioni, anche se la straordinaria crescita registrata nel 2023 potrebbe non ripetersi molto presto, le esportazioni italiane verso la Cina rimangono forti e sane, in particolare per quel che riguarda i beni di lusso ed i prodotti di consumo di alta gamma e materiali ad uso industriale. La tenuta del mercato cinese del lusso in mezzo alle tensioni geopolitiche fa ben sperare per l’export italiano di moda e prodotti gourmet.
L’Italia, che sta espandendo le sue relazioni strategiche nella regione indo-pacifica, in particolare con il Giappone e l’India, cercherà di bilanciare le partnership regionali con l’impegno economico in corso con la Cina.
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